lunedì, aprile 16, 2007

Famiglia?

Famiglia. E' contrastante il sentimento che alberga in me ogni qual volta ne faccio una full immersion come è capitato in questo week-end. Ne sono attratta come un mistero sacro e improvvisamente arriva l'ansia di fuga, il più lontano possibile, away.
Non è sempre stato così, la mia infanzia si cullava tra parenti e amici e ne ero soddisfatta e sollazzata, mi sentivo protetta e parte di un insieme. Non ho mai sentito il bisogno di allontanarmi e non mi sono mai sentita soffocare.
Del resto, ognuno era libero di essere se stesso e di pensarla a suo modo. Non mi sono mai annoiata. Forse perchè di chiacchere ce n'erano poche e "si facevano le cose insieme". Probabilmente è una questione di carattere. Non avere difficoltà a stare con gli altri, a condividere e scambiare, ad esprimere se stessi evitando che gli altri ti condizionino, ma rispettandoli. Non so se mi hanno insegnato tutto questo, se si può imparare, ma mi sconvolgono le persone che evitano qualsiasi contatto familiare come fosse peste bubbonica, rifugiandosi inconsapevolmente in randez vous di amici e conoscenti a parlare del tempo e dell'ultimo cellulare alla moda. Riempiti, tranquilli. Mai andare troppo a fondo nell'acqua che scorre, senza troppi problemi e assilli di contenuto.
Visioni del mondo assolutamente all'opposto. Nessuna è migliore dell'altra ma sono, temo, inconciliabili punti di vista? Modi di vivere? Fino a quando non si è in difficoltà....allora, anche chi fugge o ha sempre qualcosa di meglio da fare, chiede e invoca il legame di sangue, intenerisce fino a raggiungere il suo scopo, aspettando la pezza d'appoggio, l'aiuto incondizionato che è dovuto da chi ti ama....specialmente di questi tempi in cui il sacrificio non è ammesso! Moneta di scambio nessuna. Neppure la partecipazione alla vita familiare, del resto non c'è il minimo interesse per l'altro. Niente in cambio, che diamine! E altrimenti a che serve avere una famiglia? Se non nel momento del bisogno? Mi stupisce questo egocentrismo, questo modo esclusivo di trattare con gli altri. Non è neppure snobismo è solo un prendere "con far gentile", un uso della famiglia a necessità. E poi nuovamente il nulla e i soliti conoscenti e amici con cui parlare di tempo e l'ultimo modello di condizionatore. Ecco, ecco, già.....chiaro..funziona così ormai che si pretende....NO! Per me che penso alla famiglia come scambio, condivisione e partecipazione non mi pare proprio una conclusione accettabile. Ma evidentemente, anche della famiglia, abbiamo perso un pò il senso. La famiglia mulino bianco ha creato dei mostri.

venerdì, aprile 06, 2007

Venerdì santo, perdute le tradizioni ricordo solo dopo aver mangiato una fetta di carne che forse ,OGGI, non avrei dovuto. Peccato perdere i simboli e i passaggi del tempo. Oramai vivo sospesa nel vuoto antropologico. Non c'è più nessun rito, a fermare l'andamento degli eventi quotidiani che fluiscono. Una volta, di questi tempi, saremmo partiti tutta la famiglia per partecipare alla via crucis, da spettatori basiti. Al passaggio dei piedi nel freddo terreno di Assisi, sui ciottoli sconnessi, le fiaccole che illuminavano le croci trascinate sulle spalle. Il legno sulla carne, due stracci a coprire i figuranti. Noi imbacuccate nella notte guardavamo la scena impaurite quasi, solleticate dagli odori, dai suoni e dalle luci fioche delle lanterne e delle fiaccole. Odore di cera e fumo, suggestioni che ci seguivano a casa e nei sogni che la notte non erano mai tranquilli. Ma la fantasia si arricchiva, cresceva e proliferava in storie e magie e oggi purtroppo non ci sono più.
La fetta di carne era buona, ma le suggestioni della bambina che sono stata mi mancano.